14 febbraio 2019 giorno in cui il Parlamento Europeo si è espresso a favore del riconoscimento dei diritti delle persone intersessuali chiedendo alla Commissione e agli Stati membri di intervenire per garantirne il diritto all’integrità fisica e all’autodeterminazione. Un grande traguardo da festeggiare, ma visto che l’Italia è tra i 21 Paesi UE senza una normativa adeguata in materia, occorre continuare a parlarne, affinché si promuovano e sedimentino buone prassi e buone politiche.
Le persone intersex sono persone nate con una variazione delle caratteristiche sessuali (cromosomi, genitali, caratteri secondari o struttura ormonale) che non appartengono in modo univoco ad una categoria specifica. Persone quindi che mostrano delle particolarità anatamo-fisiologiche di entrambi i sessi ma che, non potendo essere quello che sono, vengono “modificati“, agendo chirurgicamente per asportare o creare il sesso prescelto. Occorre mettere una croce, alla nascita, sulle caselle maschio o femmina, non ci sono alternative, queste identità non sono riconosciute, questi corpi, queste persone, non “esistono“. Anche in campo medico le discussioni rispetto ad alcune tipologie di interventi si sono intensificate negli ultimi tempi, quindi possiamo auspicare che, presto, si possano creare nuove leggi e nuovi protocolli più rispettosi della dignità umana.
Detto ciò, per chi vuole, in rete si trovano molte informazioni al riguardo, interviste, convegni, storie di chi, non riconosciuto nella propria identità, ha dovuto subire in tenera età una o più operazioni per permettere una “correzione”, una “normalizzazione” del proprio corpo.
Non ci sono dati chiari, molte persone intersex scoprono di esserlo in età adulta, ad alcune viene detto solo che il loro corpo ha qualcosa che non va e “deve essere sistemato”, ma si pensa che le persone intersessuali al mondo siano tra lo 0,5% e l’ 1,7% della popolazione.
L’intersessualità ha a che fare con il corpo, non ha a che fare con il genere o con l’orientamento sessuale, come si può pensare, è una cosa differente. Avere caratteri sessuali non canonici o genitali ambigui non è una malattia, ma si è medicalizzati. Ogni corpo è differente e in queste situazioni, a mio avviso, l’unico diritto di parola e scelta lo ha chi questa realtà la vive su di sé. Occorrerebbe accompagnare i genitori dei bambini intersex a non avere paura di dover definire qualcosa che si fatica a definire, poiché, nonostante si pensi di fare il bene dei propri figli (a meno che non ci siano reali preoccupazioni rispetto al benessere della persona), le conseguenze delle operazioni sono molto gravi, chi le ha subite racconta di dolore cronico, incontinenza, disturbi fisici, psichici ed emotivi che si protraggono per tutta la vita.
Le persone intersex chiedono solo di essere lasciate essere quello che sono, chiedono di poter scegliere del proprio corpo, chiedono di potersi autodeterminare, senza che qualcuno decida per loro che il loro corpo è imperfetto. Il desiderio è quello di vivere una vita appagante e felice, come tutti, con il corpo che hanno o con quello che decidono di avere.
Occorre fare cultura della diversità, essere diversi non è essere sbagliati e, al giorno d’oggi, questo vale per ogni cosa. La diversità spaventa, abbiamo bisogno di etichettare perché ciò che non conosciamo ci turba, ci infastidisce, ma non esiste etichetta senza la perdita di una parte di identità. Le etichette sono semplici, approssimative, incomplete e spesso fuorvianti.
In Italia un disegno legge si era posto il problema di rivedere le norme in materia di modificazione dell’attribuzione del sesso, era il 2013 e veniva proposto il “diritto di autodeterminazione del sesso” sostenendo che “chi alla nascita presenta condizioni congenite nelle quali lo sviluppo del sesso cromosomico, gonadico o anatomico è atipico non può essere sottoposto a trattamenti medico-chirurgici per l’assegnazione di caratteri sessuali di un solo sesso, tranne che vi siano pericolo di vita o esigenze attuali di salute fisica che escludano la possibilità di rinviare l’intervento”.
Quella legge, però, non è mai stata discussa. Nel 2016 le Nazioni Unite hanno ammonito l’Italia per le pratiche di mutilazioni genitali intersex chiedendo di garantire l’integrità fisica, l’autonomia e l’autodeterminazione ai bambini interessati.
Oggi, finalmente, un primo passo è stato fatto, ora non ci resta che iniziare a percorrere la strada che porta ogni individuo a sentirsi libero di essere quello che è.
Per approfondire meglio la tematica rimando a
www.intersexioni.it – www.iosonointersex.it – www.oii-italia.org
https://thevision.com/scienza/mutilazioni-intersex/