Non ero riuscita prima d’ora a vedere questa pubblicità, ne avevo solo sentito le critiche da più parti. Volevo capirne di più, l’ho vista e non condivido affatto le critiche. Credo che ad una certa età (nemmeno così lontana) molte donne iniziano a temere gli anni che passano, vedono il loro corpo cambiare, invecchiare e perdere le qualità che per secoli sono state valorizzate. Il corpo femminile è da sempre al centro dell’attenzione e della cosa pubblica, qualcosa da coprire, qualcosa da esporre, qualcosa da scambiare, qualcosa da desiderare, qualcosa da dover mantenere intatto, piacevole, privato, pubblico, peccaminoso, qualcosa da possedere.
Siamo tutti (o almeno dovremmo esserlo) concordi sul fatto che la visione della donna e il suo riconoscimento deve implicare un cambio culturale e sociale, di certo occorre combattere contro chi definisce le donne solo come “madri di”, “mogli di”, “figlie di” sminuendo ogni competenza, negando ogni ruolo o prestigio nella società. Di certo occorre ripartire da una visione della donna più reale, priva di stereotipi e pregiudizi, più completa, dove riconoscere qualità e capacità, culturalmente, socialmente e personalmente. Una visione della donna insomma che va oltre la sua pelle, le sue gambe depilate, la sua lotta alla cellulite e il suo stato civile dando valore a ciò che è, come persona dotata di professionalità, esperienza, intelletto, desideri, qualità e difetti. Le donne, paradossalmente, sono parte di un sistema che non riconosce loro il giusto spazio, ne sono al servizio, senza riceverne i meriti.
Ma in questa pubblicità non si parla di posizione economica o di diritti negati, argomenti da affrontare assolutamente e continuamente ovunque, ma si parla di incontinenza, di corpo femminile, che si è sempre percepito con una data di scadenza. Ogni persona però ha il diritto di sentirsi piena, gratificata sessualmente e fisicamente, desiderare, sentirsi desiderata, piacere, piacersi, con i capelli bianchi, la cellulite, la pelle che fa le grinze. Lo stesso discorso è stato fatto per le persone con disabilità, con corpi diversi dalla norma comune e con lo stesso desiderio di essere riconosciuti nei loro corpi, in quanto amabili, amati, visti, (im)perfetti, perché i corpi sono così, diversi, sono carne e ossa che muta nel tempo, mutano tutta la vita, nascono in un modo che non scegliamo e continuano ad essere quello che sono; alcune cose le possiamo modificare con il nostro stile di vita, altre no. Ma il mutare dei corpi è un privilegio di chi ha la fortuna di vivere la sua vita, una fortuna che purtroppo non tutti hanno, della quale essere grati, a dispetto di qualsiasi critica.
Detto questo, perché dovrei criticare una pubblicità dove donne che parlano della loro incontinenza affermano di stare bene nel proprio corpo, di amarsi e di essere amate, nonostante questo, nonostante l’età? Perché questa pubblicità è sconveniente? Perché quel corpo deve essere nascosto? C’è chi sostiene che in questo modo si perpetua la visione di una donna sempre legata alla sua fisicità ma, a mio avviso, ognun* di noi ha un corpo e una mente, alcun* anche un’anima e un cuore e l’errore, sta nel continuare a dare spazio solo ai corpi convenzionalmente “perfetti”, non nel dare voce ai corpi reali. La loro accettazione, ancora oggi, è qualcosa di avanguardistico. Non voglio togliere nulla alle qualità di queste donne, non stiamo parlando di professione, riconoscimento lavorativo e familiare, di parità di genere, di stipendio, di scelte politiche e culturali differenti o di identità (e continuo a dire che questo va fatto con determinazione) ma qui stiamo parlando di incontinenza, di intimità, di corpi, di sesso, di persone che si vogliono sentire bene, nonostante l’età e, se questo è troppo, come dice la pubblicità “Beh, non riguarda te, riguarda me”.