Ricorderemo questo periodo storico per molto tempo, le epidemie hanno costellato la storia dei paesi da sempre e, da sempre, accanto ai grandi numeri e ai dati statistici, si affiancano le storie delle persone, dei singoli e delle famiglie, dei loro dolori e degli addii non detti.
Quando subiamo un lutto, sentiamo di perdere un pezzo di noi, sentiamo un vuoto incolmabile, si fanno i conti con emozioni devastanti e contrastanti, impossibili da incasellare. Non troviamo le parole, siamo paralizzati, pervasi o distaccati dal dolore, abbiamo bisogno di tempo per rimettere insieme i pezzi e riuscire a guardarli, e non sempre ne siamo capaci.
In una situazione come questa però, dove i confini sono cambiati, le convivenze sono forzate, manca lo spazio privato e manca quello pubblico, manca lo spazio del dolore, quello solitario, personale, intimo e al contempo manca la condivisione con tutti quelli che non possono esserci accanto e con tutte quelle cose che nella vita ti costringono ad andare avanti, con quella routine che quasi per forza ti trascina fuori.
Ma se già i grandi fanno fatica ad affrontare il dolore della perdita, e spesso occorre un aiuto esterno per elaborarla, affrontarla e farsi sostenere, un’ulteriore fatica è quella di spiegare quel dolore, quella mancanza, ai più piccoli. Che parole usare? Come lo dico? Racconto una favola o dico la verità? Mi faccio vedere forte o posso lasciar trasparire le emozioni?
Nella nostra società la morte è un tabù, qualcosa di talmente faticoso da tener lontano, ma è importante riuscire a parlarne fin da subito e, se abbiamo avuto la fortuna di non aver subito ancora nessun lutto in famiglia, affrontiamo il tema con delicatezza, senza nasconderla, magari approfittando di una piantina secca o di un animaletto morto trovato in giardino, proprio per evitare che essa piombi nella vita dei più piccoli in modo dirompente e sconosciuto.
I bambini a seconda dell’età percepiscono la morte in modo differente, da un concetto più astratto ad uno più reale, da qualcosa che pare temporaneo alla consapevolezza della permanenza, fino ad arrivare ad una comprensione non solo concreta, ma anche fisica e biologica della questione. La morte di una persona cara nei bambini può provocare paure, sensi di colpa, regressioni, momenti di aggressività e negazione e, in tutte queste situazioni, è importante riuscire a riconoscere le fatiche, ascoltarle e contenerle con affetto, presenza, baci e carezze. Spesso i bambini non riescono a comprendere le emozioni che provano, faticano a nominarle, a gestirle, possono proiettare ansie e paure, come quella dei fantasmi, della morte di altre persone o del buio e, anche in questo caso, occorre trovare uno spazio, un momento per affrontare una a una le difficoltà che emergono, con pazienza e amore.
Ma cosa possiamo fare concretamente quando dobbiamo spiegare la morte di una persona cara ai bambini?
- ATTENZIONE ALLE BUGIE. Se pensiamo di proteggere i bambini tenendo lontane alcune questioni delicate, in realtà stiamo solo spostando il problema da qualche altra parte, lasciando spazio ai non detti, alle incomprensioni e alle insicurezze. E’ fondamentale non raccontare cose false ai bambini, perché la bugia non lenisce il dolore e in più mina il rapporto di fiducia che è importante sia presente in una famiglia. Negare che qualcosa sia successo provoca sensazioni di confusione “se va tutto bene, perché sono tutti tristi?”. Spiegare la perdita delle persone affermando che si “sono addormentate”, “sono partite”, non aiuta ad elaborare il lutto e potrebbe provocare timori o ansie legate al sonno, vissuti abbandonici o sentimenti di colpa. Se è stata una malattia a portare via chi amiamo, spieghiamo che tipo di malattia era, che non tutte le malattie provocano la morte, che spessissimo si guarisce, ma alcune sono più gravi di altre. Poi, dobbiamo decidere, in base al nostro credo che cosa trasmettere, crediamo che ci sia un anima, un paradiso, crediamo che qualcosa delle persone rimanga, che ci trasformeremo in terra e dalla terra rinascerà qualcosa? Diciamolo, diciamo quello in cui crediamo, quello che ci piace immaginare o sognare, ma cerchiamo di essere onesti.
- PARLIAMONE. Parlare aiuta ad esorcizzare, diamo spiegazioni semplici, in base all’età, facendo riferimenti al ciclo della vita e se siamo in difficoltà, in alcuni momenti, possiamo dichiararlo, aspettare un momento dove siamo più calmi, rimandare ad un momento successivo per mettere insieme i pensieri, oppure possiamo farci aiutare a trovare le parole. Siate disponibili anche a tornare su alcune questioni più volte, capita spesso che una sola spiegazione non basta e dopo qualche tempo i bambini e le bambine abbiano bisogno di avere conferme o qualche informazione in più. Utilizzate questi momenti per prendervi uno spazio dedicato, per riempire un momento di tristezza, con un momento di affetto e memoria.
- NOMINIAMO LE EMOZIONI. Non dobbiamo mai avere paura di nominare le emozioni, anche quando sono difficili; negarle o vergognarsene non permette di conoscerle, di viverle, di comprenderle. Nominare le difficoltà permette di legittimare quello che si prova, dandogli un nome, sia nel bene che nel male, per meglio comprendere ciò che è dentro e attorno a noi. Nominare le emozioni, comprenderne la varietà, aiuta in generale a comprendere le sfumature emotive anche in età adulta. Può essere utile usare strumenti diversi per esprimerle, racconti, disegni, anche solo come sfogo emotivo, come fissazione su carta o esorcizzazione ciò che si sta provando.
- FATEVI AIUTARE DALLA NARRAZIONE. Leggere una favola, un racconto che parla di perdita, di dolore, permette di viverli, di parlarne o di identificarsi attraverso i protagonisti delle storie. I libri mostrano passo passo ciò che può accadere, sono un mediatore molto potente, che usa immagini, ci regalano parole quando non le abbiamo, ci forniscono l’occasione per spiegare, raccontare o rassicurare. Ovviamente questo momento non va incalzato, i tempi delle bambine e dei bambini vanno rispettati, se ci sono delle domande si può proporre una lettura insieme altrimenti si può lasciare un libro da qualche parte così da poter essere guardato e letto quando si vuole. Non sempre la reazione alla lettura sarà positiva, ma è importante e va ascoltata. Potrebbe far arrabbiare, piangere o magari vuole essere evitata, tutte le emozioni sono da rispettare, pertanto si può proporre un altro momento, chiedere se si vuole andare avanti o sospendere, ad ogni modo qualsiasi sia la risposta accompagniamola con una forte presenza affettiva e fisica. Trovate in questo link alcuni libri selezionati).
- CREATE UN RITUALE. In questo periodo, oltre all’immenso dolore della perdita di chi amiamo, c’è anche quello dell’impossibilità del saluto, di quelle ultime parole e di quegli ultimi momenti che ci vengono strappati via. Per questo è importante creare dei riti, personali o familiari per dire addio, fare un funerale come possibile, con parole, gesti, disegni, lettere, occorre trovare uno spazio, un tempo per un saluto che segni un passaggio, traduca delle emozioni in azioni e ricordi.
- IL VALORE DEI RICORDI. I ricordi sono qualcosa di prezioso che si può custodire nel tempo. Spiegare ad un bambino che la persona fisicamente non potrà esserci ma potrà essere presente nelle storie raccontate, in una ricetta, in un ricordo, in un oggetto condiviso, negli insegnamenti che ci ha lasciato, lenisce un pochino la grande assenza percepita. COCO, il bellissimo cartone della Pixar che racconta il Dia de Muertos in Messico, sottolinea attraverso la tradizione, con colore e leggerezza, che il legame tra le persone non svanisce, risiede nel ricordo, nella presenza, nonostante l’assenza.